La mia morte

Scheda sogno:

Tutto inizia a casa quando mi rendo conto che il poncho che ha la mia seconda figlia (su 3) non è quello che le ho fatto io all'uncinetto ma uno dello stesso colore e forma ma con una trama diversa. Quando l'indomani la porto a scuola accompagnata dalla sorellina minore inizio a cercare una bambina che possa indossare il suo poncho. La scuola è simile a quelle americane con un edificio basso molto grande e un grande giardino dove i bambini scorrazzano prima e dopo l'entrata alla scuola. Mentre cerco tengo per mano la piccola e la grande invece gioca coi coetanei (attualmente la grande ha solo 5 anni, nel sogno ne ha 6 ed è a scuola; la piccola sempre 2 come nella realtà). L'ambiente è luminoso, il sole splende nel cielo limpido.

Finalmente trovo una bambina che ha il poncio della forma e del colore di mia figlia, mi avvicino per vedere meglio ma non è il mio anche se ci assomiglia molto. Decido di scambiarlo lo stesso nel dubbio che mi ricordi male come l'ho fatto o che non veda bene com'è quello indossato dalla bambina. Mentre mi rivolgo a lei lascio la mano della mia piccola. In quel momento arriva la mamma della bambina e mi chiede come mai avvicino sua figlia. Le spiego dello scambio e le faccio vedere il poncho "sbagliato". Allora lei mi fa notare che in quella scuola tutti i bambini e bambine hanno un poncio simile. Improvvisamente si alza il vento e il cielo si copre di nuvole. Guardando ingiro effettivamente tutti i bambini hanno un poncio uguale a quello di mia figlia, cambiano solo nella trama e sono molto confusa da questa cosa. Mi scuso e giustifico con quella mamma dicendo che avevo preso del filato in saldo e fuori produzione e che non mi aspettavo di vederlo ingiro. Lei (sconosciuta nella realtà) mi guarda con malvolenza e mi sento presa in giro come se non mi fossi accorta di un'ovvietà.

Improvvisamente scende il buio. Allora mi accorgo che la piccola è scomparsa e che non c'è neanche la grande.

Finalmente le vedo vicino a un furgoncino di un ambulante che vende frittelle e hot dog. Mentre mi avvicino alle mie bimbe diventa tutto nero e perdo di vista loro e dove sono.

Quando torno in me sono seduta su una sedia di legno in un luogo freddo e buio. Sembra una specie di Hangar per gli aerei, cosa che spesso si vede nei film americani. Il soffitto è molto alto e da esso scendono alcune lampade che fanno giusto la luce necessaria. All'interno non c'è arredamento, colonne di metallo e un tavolo e catene che scendono dalle sbarre che collegano le varie colonne che sorreggono la struttura. Le pareti sono in metallo ondulato, tipo i container. Mi rendo conto che mi hanno rapita e che hanno rapito anche le mie bimbe. Intorno a me ci sono solo uomini. Si nota che sono brutti ceffi dal loro abbigliamento, dalla postura, dalla capigliatura e dalle armi (pistole) che portano. Sul tavolo davanti a me c'è un pasto frugale e una scatola. Dentro a questa scatola sembra prima che ci siano dei pupazzetti piccoli di plastica, ma guardando meglio scorpo che sono feti morti. Mi rendo conto che ci sono anche altri bambini insieme alle mie bimbe e sono tenuti dietro una specie di paratia col vetro rosso. Vedo le manine sul vetro e la sagoma delle loro teste ma non vedo i bambini e non li sento, ma sò che ci sono. Sono spaventata e angosciata ma sono anche convinta che una soluzione la si trova.

Non mi ricordo delle voci o dei dialoghi, mi ricordo delle domande che mi venivano fatte quasi in modo sottointeso e le mie silenti risposte. Loro vorrebbero qualcosa da me, non so se una azione o una informazione, ma io non sò ne rispondere ne dare quello che vogliono sia perché non ho quello che mi chiedono e sia perché non voglio dare a loro quello che vogliono essendo che sarebbe la cosa sbagliata. Mi rendo però conto che solo pensare che non glielo voglio dire anche se lo so implica che loro pensano che io sappia e che fingo di non sapere.

Alla fine arriva il boss del gruppo. Questo ha il volto di un boss che ho visto in una serie tv. E' quello che mi sembra meno cattivo e più facile al dialogo. Provo a spiegargli che non posso aiutarli e che vorrei solo andare via. Lui mi fa capire che le mie bimbe non potranno mai venire via con me e che faranno la stessa fine degli altri bambini che sono lì dentro, tutti dai 6 anni in giù. Prende un neonato morto con gli occhi aperti. Non potendomi figurare veramente una cosa del genere io vedo una bambola. Per farmi capire che una bambola non è, prende un bisturi e incide la pelle all'altezza tra occhi e naso e prosegue verso la nuca. Poi inizia a separare la pelle dall'osso del cranio per mostrarmi che è veramente pelle e non plastica. Non c'è sangue essendo già morto.

La cosa mi sconvolge ulteriormente e inizio a perdere ogni speranza sia per me che per le mie figlie e gli altri bambini lì dentro. Lui inizia a puntare una pistola nera verso la mia testa. E' una di quelle pistole con tamburo a 6 colpi. Io sono terrorizzata e non voglio che mi spari, ma non so neanche cosa e come fare per impedirglielo. Ad un certo punto uno dei suoi uomini fa una domanda per intercedere per me e gli spara in testa. Alcuni bambini piangono forte al rumore della pistola e spara anche altri colpi per farli tacere. Torna il silenzio e si rivolge nuovamente a me che sono in piedi e non più seduta sulla sedia. Si avvicina puntandomi la pistola alla testa e chiedendomi silenziosamente di dirgli tutto quello che so.

Ad un certo punto sembra che si renda conto che io non so assolutamene nulla e che ho solo paura. Si avvicina e mi abbraccia e io penso che forse c'è una via di uscita. Ma mentre mi abbraccia appoggia la pistola al mio petto nella zona dell sterno e io ho nuovamente paura. Lui sembra che mi sussurri parole amorevoli e poi preme il grilletto, ma è scarica. Io spero che lo prenda come un gesto premonitivo e che rinunci a uccidermi. Invece, tenedomi ancora abbracciata, mette altri 3 proiettili nel tamburo e rimette la pistola sul mio sterno, più in alto, quasi vicino all'incavo della gola. A quel punto chiudo gli occhi e attendi l'inevitabile. Lui spara. Sento il proiettile uscire da dietro di me. Cado in terra. Sto morendo ma non sono morta xkè ha mancato il cuore, ma sento che il mio respiro gorgoglia perchè i polmoni sis tanno riempiendo di sangue che esce dalla mia bocca e dal buco che ho nel petto. Barcollando mi alzo e mi avvicino al tavolo e abbraccio i bambini morti come per proteggerli. In quel momento, mentre stò morendo, mi abbandono alla morte. Il mio corpo prima diventa come quello di uno zombie e poi luminescente come quello di un fantasma e intorno a me vedo tante luci quante i bambini che sono stati ammazzati in quel luogo e che si raccolgono a me.

Non faccio tempo a capire se andrò via con loro o se dobbiamo rimanere a causa del mio omicida che mi sveglio perché suona la sveglia.

 

Fine.

Contestualizzazione di questo sogno con la vita reale:

Ho 3 figli, il grande di 9 anni non compare. Mio marito non è presenta. Tutto il resto non fa parte della mia vita

L'ultima interpretazione

Oniromante: Morpheus

Cara marymi,
nonostante la preoccupazione e il turbamento provocati dal sogno, l'elaborazione onirica  ha decisamente un lieto fine con il ritorno della mamma creduta morta.

I sogni dei bambini spesso attraverso immagini forti...

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