Era tardo pomeriggio, mi trovavo in un ampio corridoio in penombra, la poca luce che illuminava l’ambiente proveniva da una finestra che filtrava la luce bianca di un lampione. Non so dove mi trovavo, forse una scuola o un ospedale, tutto era deserto e silenzioso, sembravo aspettare qualcuno ma non so chi. Nel corridoio c’erano delle porte, una di queste si apre e dal buio esce il dottore, ha le mani in tasca e sembra dispiaciuto, si avvicina e mi domanda il motivo per cui mi sono allontanata. Gli rispondo con freddezza che non è accaduto nulla e che era la mia volontà. Lui abbassa la testa e va via. Rimango al buio, non so per quanto tempo, poi sento un rumore strano, guardo fuori dalla finestra e vedo viaggiare sulla strada un enorme cubo rosa pesco che ai lati ha delle finestre come quelle di una casa e davanti ha una grande vetrata, all’interno noto dei  tubi per reggersi come quelli di un autobus di linea, in questi si regge una donna con i capelli rossicci dall’aspetto un po’ mascolino, dietro lei, seduti, ci sono dei bambini di diverse età tutti maschi. Alla guida del cubo c’è il dottore, sembra un po’ impacciato, sbanda un po’ ma alla fine arrivano tutti sani e salvi. Posteggia proprio davanti al posto in cui mi trovo, io esco e la donna mi raggiunge sulle scale, si presenta come la moglie del dottore, mi stringe forte la mano e mi dice che lei sa che io posso comprendere ciò che lei ha dentro e che possiamo diventare amiche. Rimango sorpresa domandandomi cosa vuole da me, poi mi sveglio.

Contestualizzazione di questo sogno con la vita reale:

Non ho notizie del dottore da giugno, l'ultimo sogno che lo riguardava era quello delle vedove fatto a luglio. Pensavo che non l'avrei più sognato e comunque è vero che è stata una mia volontà non andare più da lui.