Meretrici e conigli

Scheda sogno:

Il mio sogno di oggi è suddiviso in tre scene principali. Non è la prima volta che mi capita: spesso e volentieri i miei sogni si suddividono in "capitoli" a volte non collegati tra loro.

Nella prima scena, ero una donna attraente dai lunghi capelli castani. Una donna che non ero io, ma vedevo il mondo attraverso i suoi occhi, altra cosa che mi capita spesso nei sogni. Comunque, ero la tipica donna affascinante che seduce uomini ricchi per spillare loro più soldi possibile, ed ero con la mia "vittima", un uomo non bellissimo ma gentile e di buon cuore, con un grosso mastino nero al guinzaglio, anch'esso dall'aspetto non molto rassicurante ma dolce ed educato. Passeggiavamo insieme per le strade di una bella città in stile Roma o Firenze, tra bar e piazze, senza una traccia della malignità delle mie intenzioni. Ci sedavamo ad un tavolino dove, di fianco, siedeva una donna anziana dai capelli ingrigiti, magra ma vestita con un elegante abito di seta rossa: la classica immagine della diva la cui bellezza e freschezza sono svanite, cancellate dall'età. Era attorniata da altre donne simili, che osservano l'uomo lasciando che fosse l'anziana in rosso a parlare per tutte. Non ricordo cosa disse ma si rivolse più all'uomo che a me, con una certa malignità nella voce, come se nelle sue parole si nascondesse un doppio senso, una frecciatina nei suoi confronti ma anche nei miei: un pò come se avesse voluto sottolineare che sarei diventata un giorno come loro, che potevo anche divertirmi ma che ero un'illusa, e il mio uomo avrebbe senza dubbio influito sulla cosa. Un pò come se avessero voluto dire che sai stata usata e abbandonata, perchè sarei invecchiata come loro. L'uomo non si scompose, e citò alcune delle sue opere compiute in varie città del mondo, che ha aiutato a fiorire. In particolare parlò di un paese di mare in Piemonte, dove di notte tre lupi mannari (due maschi e una femmina) giocavano saltando e danzando sugli alberi dei pescherecci, una danza rozza e primitiva ma senza dubbio affascinante. Grazie ai suoi fondi, trasformò la loro usanza in qualcosa di più raffinato e organizzato, dove i tre lupi mannari indossavano eleganti vestiti da scena e saltavano aggraziati da una nave all'altra, illuminati da luci di scena. Poi ci alziamo, e andiamo verso una piccola piazza a cui si può accedere tramite un alto scalino piuttosto difficile da salire, visto che era alto almeno un metro. Qui il cane dell'uomo, visto il poco spazio tra un'auto parcheggiata e l'altra, passa goffamente da sotto le mie gambe prima di salire lo scalino, cosa che mi fa ridacchiare. Sulla piazza, lastricata di mattoni grigi, ci sono un sacco oggetti colorati: le ali di uccelli giocattolo, di quelli che si caricano con una molla e, una volta rilasciati, battono le ali svolazzando per qualche secondo. Da piccola li adoravo, perchè mio padre me ne comprava uno ogni volta che andavamo in vancanza, durante le soste agli Autogrill. Ce ne sono davvero tante, di tutte le fogge e colori, e di fianco un distributore dove infilare una moneta per averne uno. 

E qui si passa alla seconda scena, di cui non ricordo il collegamento con la prima. Ancora una volta non sono io a muovermi nel sogno, ma un personaggio maschile di cui non ricordo le fattezze. Ero in un vecchio paese di montagna (in cui, ora che mi ricordo, il colore predominante è l'ocra delle vecchie pietre usate per costruire le case), e mi arrivava una certa notizia che mi faceva sentire l'urgenza di correre verso un paese vicino. Non ricordo il contenuto della notizia, forse c'era bisogno di qualche aiuto medico, ma non ne sono sicura. Un contadino si offre di aiutarmi, e balzo sul suo carretto trainato da un cavallo bruno, che viene lanciato a tutta velocità lungo la stradina di campagna che conduce al paese vicino. Il viaggio è a dir poco spaventoso, perchè la strada di terra battuta non è perfettamente liscia e ci sono numerose pietre, cosa che fa sobbalzare e stridere il carretto di legno. Man mano che ci avviciniamo la velocità diminuisce, pur continuando ad andare piuttosto in fretta.

E qui inizia la terza scena, perchè finalmente non è più un personaggio a muoversi nel sogno, ma io stessa: quando giungiamo al paesello, sono io ad essere sul carretto. Più che un paesello non è altro che un piccolo agglomerato di vecchissime case dai tetti rossi abitate da vecchi contadini e allevatori, sperduto in una valle nel bel mezzo dei monti. Mentre ci avviciniamo vedo campi coltivati ben recintati, e un piccolo stagno dove intravedo alcuni gatti di cui uno marrone rossiccio, dal lungo pelo folto e un bel pancione, tanto da farmi pensare che si tratti senza dubbio di un gatto di casa che si fa una scampagnata coi suoi amici senza padroni. Una volta giunta nel paese, mi viene data una casa vecchia e poco illuminata, dall'interno grigio e pieno di polvere. Di certo nessuno ci abitava da parecchio tempo. Ero col mio fidanzato, anche se nel osgno lo vedo piuttosto poco, ma so che c'è. Quasi al centro della camera c'e un vecchio letto polveroso, la cui trapunta ingrigita presentava alcune macchie che conosco fin troppo bene: macchie di pipì di coniglio, che sfioro con le dita e scopro con una certa sorpresa che sono umide. Sollevo la trapunta, e vedo che la macchia si estende fino al materasso, segno che la pipì è passata dalla trapunta ad esso, e da sotto il letto appare qualcosa che mi stringe il cuore: Aki, il mio adorato coniglietto grigio venuto a mancare quest'estate. Ovviamente sono felicissima di vederlo, era come se avesse solo fatto finta di morire, per poi venirsene a vivere al paesello. Mi sembra superfuo dire che sia io che il mio fidanzato eravamo attaccatissimi a quest'animale, e che abbiamo sofferto orribilmente per la sua perdita. Comunque il sogno continua, e tutta felice per la scoperta vado accanto al piano cottura per cucinare il pranzo, e inizio a rovistare tra i cassetti. Trovo ben poco visto che la casa era praticamente abbandonata da tanto, trovo solo un sacchetto di pasta un pò vecchia ma accettabile. Così esco di casa e vado nella piazzetta, colma di colori e immersa nella luce del sole, per prendere una bottiglia di salsa dalla bottega. Sulla strada di casa, passo davanti ad un campo coltivato chiuso da una rete da ogni lato, anche in alto. L'interno è suddiviso in varie parti dalla rete, e all'interno ci sono alcune caprette bianche e nere che si avvicinano curiose al mio passaggio, poggiando le zampe anteriori sulla rete per avere un pò di carezze. 

Chiedo scusa per i miei errori grammaticali, specie il passaggio tra presente e futuro: quando raconto dei i sogni, tendo a confonderli.

L'ultima interpretazione

Oniromante: Morpheus

Cara marymi,
nonostante la preoccupazione e il turbamento provocati dal sogno, l'elaborazione onirica  ha decisamente un lieto fine con il ritorno della mamma creduta morta.

I sogni dei bambini spesso attraverso immagini forti...

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